Riciclaggio e finanziamento del terrorismo: l’Algeria classificata come paese ad alto rischio dall’Unione Europea


Martedì 9 luglio, l’Unione Europea ha annunciato l’aggiunta dell’Algeria alla lista nera delle giurisdizioni ad alto rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. Questa decisione, adottata sulla base delle raccomandazioni del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), impone alle banche e alle società che operano nell’Unione di sottoporre tutte le loro transazioni con entità algerine a controlli rafforzati.
Per Algeri, già indebolita sulla scena internazionale, si tratta di una nuova battuta d’arresto diplomatica ed economica, che si verifica meno di 24 ore dopo l’annuncio del presidente americano Donald Trump di dazi doganali punitivi del 30% sulle esportazioni algerine verso gli Stati Uniti, accompagnati dalla minaccia di un ulteriore aumento in caso di risposta.

La decisione europea evidenzia le carenze strutturali del sistema finanziario algerino, caratterizzato da persistente opacità, scarsa regolamentazione e scarsa trasparenza dei flussi finanziari. L’inclusione nella lista nera implica che le istituzioni europee dovranno attuare ulteriori misure di due diligence, come una verifica rafforzata dell’identità dei partner, dell’origine dei fondi e dello scopo delle transazioni.

L’etichetta di “Paese ad alto rischio” è un segnale d’allarme per gli investitori internazionali, in un momento in cui l’Algeria sta cercando di attrarre capitali stranieri per compensare il calo delle entrate petrolifere. Per molti analisti, questa classifica conferma che il regime algerino non è riuscito a intraprendere le riforme fondamentali necessarie per modernizzare il suo settore bancario, nonostante i ripetuti avvertimenti delle istituzioni internazionali.

La decisione europea giunge in un contesto geopolitico teso per Algeri. In meno di 48 ore, l’Algeria è stata pubblicamente designata come partner commerciale in difficoltà dalle due principali potenze occidentali. In seguito all’annuncio del presidente Trump di una tariffa del 30% in vigore dal 1° agosto 2025, la lista nera europea dipinge ulteriormente il quadro di un Paese percepito come inaffidabile, opaco e chiuso.

Nella sua lettera del 9 luglio al presidente Abdelmadjid Tebboune, Donald Trump fa esplicito riferimento a un “deficit commerciale insostenibile” e critica duramente le “persistenti barriere tariffarie e non tariffarie”. Si spinge oltre, accusando l’Algeria di minare la sicurezza economica degli Stati Uniti, in flagrante contraddizione con gli sforzi di cooperazione regionale che Algeri sta promuovendo sulla scena diplomatica.

Il regime algerino si trova quindi a confrontarsi con i limiti della sua strategia sovranista, fondata sulla sfiducia nelle istituzioni internazionali e sul rifiuto delle riforme strutturali. Mentre il discorso ufficiale valorizza l’autonomia strategica e l’indipendenza economica, i recenti sviluppi suggeriscono, al contrario, un crescente isolamento, alimentato da una governance ritenuta poco trasparente e da un sistema economico inadeguato alle esigenze dell’economia globale.

L’impatto immediato della lista nera si farà sentire nei settori bancario, commerciale e logistico. Gli operatori europei, confrontati a un quadro normativo più restrittivo, saranno incoraggiati a ridurre la propria esposizione e i propri investimenti. I flussi finanziari, già scarsamente diversificati, rischiano di contrarsi ulteriormente. Per le aziende algerine alla ricerca di mercati esterni, ciò rappresenta un’ulteriore complicazione in un contesto regionale sempre più competitivo.

In assenza di una chiara risposta istituzionale e di riforme concrete, l’Algeria rischia di intrappolarsi in una spirale di emarginazione finanziaria, in un momento in cui il Nord Africa è oggetto di un rinnovato interesse strategico da parte delle grandi potenze.